mercoledì 26 settembre 2007

Mi vado a fare una lampada

No, non è una nuova forma di perversione su materiale elettrico, e nemmeno vuol dire che c’è la più lontana intenzione di perdersi nel labirinto del reparto “lampade” dell’Ikea al fine di illuminare casa in maniera più svedese.

Questa espressione semplicemente racchiude in sé lo status-symbol multistagionale che ormai da qualche anno imperversa ovunque. No, in effetti non è mai stato troppo sexy andare in giro rassomigliando ad una flaccida e bagnaticcia mozzarella, e nemmeno sfoggiare una tintarella stile crostaceo dopo la prima settimana in riviera. Ma non trovo nemmeno troppo sexy quella massa di individui che sembrano appena usciti da un forno a legna, con tanto di pelle cotta e aspetto croccante. Però la moda è la moda e molti scelgono di adeguarsi ad essa in quello che io potrei chiamare “peggiore dei modi”.

Riconosci una tintarella da lampada da alcuni particolari significativi. Per semplificare l’identificazione ricorrerò ad un’accurata selezione dei vari “tipi da lampada”.

Il povero”. Il povero non possiede sufficiente danaro per permettersi una settimanale “doccia solare”, ma nemmeno una sufficiente dose di umiltà per ammetterlo. Quindi preferisce una via di mezzo: maglioncino e lampada al viso. Non che sia particolarmente comodo girare in estate col collo alto e le maniche lunghe, ma se non c’è il lontano rischio di essere spogliati – per poi sembrare l’incarnazione di una pubblicità della Benetton – nulla vieta al nostro “povero” di sfoggiare con altezzosità la sua pseudotintarella, convincendo poi gli amici che il maglione estivo è il must dell’anno.

Il ricco”. Il ricco si può permettere ogni sorta di trattamento. Esce dalla sauna ed entra nella doccia solare, si spalma la crema abbronzante, la crema protettiva, l’estratto di betacarotene, l’olio idratante, la mousse levigante, beve la tisana drenante, la bibita tonificante. E - se non esplode all’interno della cabina a causa di abbinamenti chimici troppo ostentati - , esce che pare impiallacciato di legno wengé e rompe i coglioni a tutti perché dopo qualche giorno in spiaggia “sembrano ancora pallidi come cadaveri”.

Il fenomeno”. Il fenomeno arriva al dagli amici “dopo il lettino”. Indossa solo un tiratissimo costumino che copre appena l’inguine, giusto da nascondere le proprie vergogne, ma del resto è essenziale mostrare il gluteo dai toni biscottati. Il fatto poi che nel lettino abbia utilizzato gli occhialini e quindi abbia le vaghe parvenze di un panda all’incontrario, non è un problema. Come non sembra nemmeno un problema la tonsillite che piano piano lo sta consumando perché, “dopo il lettino”, lui anche sotto natale esce con il maglioncino dal “collo a V” e le maniche tirate fin sui gomiti, preoccupato che qualcuno possa pensare che lui non sia scuro di pelle.

La diva”. La diva indossa costantemente occhialoni da sole avvolgenti, ha le meches bionde e i capelli castani. Entra al solarium con jeans aderenti a vita bassa e camicetta annodata sopra l’ombelico. Chiede un lettino abbronzante, una doccia solare, un trattamento completo per l’abbronzatura permanente e una caramellina senza zucchero alla reception. Esce dopo due ore, mentre nel frattempo sta per entrare “il fenomeno” o “il ricco”. Si vedono, si innamorano, si scambiano le cremine e i trattamenti e insieme aprono un centro estetico. Si sposano e la damigella è la ragazza della reception che gli forniva le caramelle senza zucchero. Dopo tre anni sono entrambi morti per un melanoma.

L’umile”. L’umile arriva in compagnia al solo fine di soddisfare i suoi giochi perversi. Gli piace sembrare il bravo ragazzo della situazione, quello un po’ bacchettone che critica la società odierna e il marciume di tutti quei superficialoni che si vanno a lampadare. Si mette in un angolo e ride delle battutine altrui. Questa timida risata fa sì che venga notato e, prontamente, lui dirà che “inizia a fare caldo”, si toglierà il maglioncino a rombi, si stiracchierà un po’ sfoggiando braccia e pancia belle abbronzate, poi tornerà a leggere il quotidiano godendo in silenzio di tutti quei lampadati della compagnia che bisbigliano: “ma come cazzo fa…

il pigro”. Il pigro lo incontri a fine febbraio che è nero, a marzo è bianchiccio, ad aprile torna scuro, a maggio si lascia ancora un po’ andare, ma per gli inizi di giugno – e quindi delle ferie in spiaggia – è di nuovo scuro. Si giustifica dicendo che viaggia spesso verso i mari tropicali, perché lui fa un lavoro figo, ma in realtà va a farsi una lampada solo quando si ricorda di staccarsi dalla playstation, tra un turno al McDonald e l’altro.

Abbiamo capito che il business del futuro è quindi assecondare tutti questi ambigui elementi, aprire un bel centro estetico con solarium, regalare caramelline senza zucchero, ed aspettare il lento decorso degli anni di una generazione di teenager cotti al forno…

1 commento:

Anonimo ha detto...

Casa mia è ubicata tra un'agenzia di pompe funebri ed una fantastico centro abbronzante chiamato "Isole Lampados". A volte, non so dove mi conviene posare lo sguardo..